ATTENZIONE: È L’ORA DI BE REAL!

Se dovessimo racchiudere gli ultimi vent’anni con un singolo termine, penso che in molti saremmo d’accordo nell’utilizzare “social media” come chiave di lettura di questo nuovo secolo. Piattaforme attraverso cui condividere foto o video, community per la creazione di contenuti, luoghi d’incontro virtuali, forum di discussione, strumenti da utilizzare nelle strategie di marketing: i social media hanno rivoluzionato i metodi di comunicazione, andando a modificare anche i rapporti interpersonali e il proprio modo di relazionarsi con gli altri.
Uno dei temi sicuramente più dibattuti riguardo l’utilizzo di queste piattaforme è quanto di reale ci sia veramente dietro una foto, un contenuto, un messaggio, che sia di un personaggio noto, i così denominati influencer, o dei nostri stessi amici. Questo perché mediante i social si è andata ad allargare la nostra rete di contatti, arrivando ad avere degli scambi di messaggi, di like, di semplici interazioni anche con persone oltreoceano, di culture, nazioni e realtà sociali completamente distanti dal nostro modo di vivere. Con ciò, si è andata a modificare anche la visione che vogliamo far trapelare agli altri di noi stessi, volendo apparire sempre al meglio ma cadendo vittima, così, dell’essere “fake”.
A contrastare questo fenomeno, nel 2020, i francesi Alexis Barreyat e Kevin Perreau sviluppano, quindi, l’ormai noto social network “BeReal”, che ha iniziato ad avere un notevole afflusso di utenti solo dopo l’estate 2022, arrivando a registrare 10 milioni di utenti attivi giornalmente e 21,6 milioni di utenti attivi mensilmente nello scorso agosto. Per i neofiti, lo scopo dell’applicazione è quello di dover postare una foto fronte-retro in un limitato arco di tempo e in un determinato momento della giornata, scandito da una simpatica notifica casuale e giornaliera dell’app. Definito come “anti-instagram”, “social della verità” o “della spontaneità”, l’intento principale dietro al suo utilizzo è quello di sdoganare la realtà quotidiana delle persone e dei propri amici, andando a condividere con una cerchia ristretta (e non) di utenti un “frame” della propria routine. Cosa lo differenzia da Instagram o da qualsiasi altro social presente in circolazione? La totale assenza di filtri o di possibilità di modificare il contenuto caricato. Ed è proprio questo che ha spinto un bacino così vasto di utenti ad approcciarsi all’app.
Intervistando le giovani e i giovani volterrani riguardo questo tema, il risultato più sorprendente è stato che si passa veramente poco tempo a navigare su questo social: vuoi perché la condivisione è immediata, vuoi perché le funzioni possibili sono estremamente limitate, il tempo trascorso nel visionare i cosiddetti “be real” è molto ridotto rispetto al continuo “scrollare” di TikTok e di Instagram. Un altro aspetto su cui convergono gli intervistati è stato rispetto al numero di “retake” possibili prima che la foto non corrisponda più alla realtà, venendo così meno alla funzione principale del social: cari utenti abituali, il popolo ha parlato! Per ricoprire la nomina di “Real” il post non deve superare i cinque “retake”, ovvero non deve essere scattato più di queste volte. Se si cura molto il proprio profilo? A differenza dei sopracitati social, in Be real la cura minuziosa dei dettagli non è così presente: si inquadra e si pubblica! Ciò va sicuramente a favore dello scopo iniziale degli ideatori, cioè la spontaneità e la verità, anche se più di qualche studente ha fatto notare un piccolo vizio dei fruitori, ovvero la pubblicazione della foto dopo molte ore dall’arrivo della notifica. C’è chi sostiene che questo vada a ledere il fine principale, chi invece afferma che si è “Real” fino alla fine, sottolineando come questo piccolo vezzo possa essere sinonimo di un contenuto artistico, elaborato e ben pensato.
Dunque, abbiamo potuto vedere come anche BeReal abbia alla base quegli ideali di condivisione ed inclusione che accomunano la maggior parte degli odierni social media, con l’aggiunta di una piccola denuncia contro quel continuo mondo d’apparenza e d’illusorietà che, forse, fa però parte dell’uomo stesso. Che sia l’inizio verso un utilizzo di queste piattaforme diverso, caratterizzato dalla semplicità e dalla quotidianità reale e non fittizia? Per noi rimane una speranza, anche se, alla fine, la domanda su cui spero possiate trovare un momento di riflessione è: risulta essere effettivamente interessante sapere cosa sta facendo una persona in un determinato momento? Ai posteri l’ardua sentenza.

Francesca 5G

 

Leave a Comment

Your email address will not be published.