Charles Dickens con il “Canto di Natale” ci invita a riflettere sulle nostre verità più remote, su quei lati della nostra interiorità che a volte nascondiamo. 

La paura che proviamo dinanzi ad un mondo crudele ci porta ad indossare quelle “maschere” che ci rendono egoisti verso gli altri e inaridiscono il nostro cuore. Ebenezer Scrooge, all’interno del romanzo, rappresenta proprio chi compie nella vita questo cambiamento. Tre fantasmi durante la notte di Natale gli faranno visita: lo spirito del Natale passato, lo spirito del Natale presente e lo spirito del Natale futuro. Tutti e tre aiuteranno il protagonista a prendere coscienza di come la sua vita sia cambiata in peggio, trasformando la sua ingenuità bambinesca in egoismo. Le ingiustizie subite durante l’infanzia, infatti, l’hanno reso un uomo senza sogni, senza cuore nei confronti di chi patisce la vita, proprio come lui quando era bambino. Grazie all’aiuto dello spirito del Natale futuro, però, Scrooge capirà che avendo trascorso tanti anni della sua vita a vivere nel disprezzo per sè stesso e per gli altri, ciò che gli spetterà quando morirà sarà il nulla, ovvero ciò che ha saputo donare al prossimo.

Scrooge, prendendo coscienza dell’oblio della morte, riuscirà a compiere (sempre grazie al potere immenso della paura) un cambiamento radicale. Capirà che in effetti trascorrere una vita nel rammarico e nella solitudine non protegge dal mondo esterno, anzi,  fa sprecare quel poco tempo che è concesso sulla Terra.

Durante la notte di Natale il protagonista avrà, quindi, una vera e propria chiarificazione: il suo cuore si aprirà agli altri comprendendo l’importanza dei piccoli gesti, ma soprattutto di quel Natale che tanto disprezzava. 

Quel Natale che è capace di scaldarti il cuore e di farti rivedere gli affetti, che non tutti purtroppo hanno la fortuna di avere accanto a sè. Quel Natale che riesce a farti comprendere la fortuna di essere umano e di poter lasciare in quel “mondo tanto crudele” un po’ della tua bontà e speranza. 

Scrooge è simbolo di coraggio, poiché rappresenta chi non pensa che ormai sia tutto perduto e ha la forza di cambiare sé stesso.

 

Federica 5E

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