IL MANCATO FUTURO DELL’URSS

Gli Imperi, sono principalmente narrazioni. Gli Imperi sono discorsi proclamati, divise dell’esercito, bandiere colorate (ma tristi). Gli Imperi sono propaganda, censura, manipolazione. Gli Imperi non sono quasi mai i Popoli, e questo Vladimir Putin lo sa bene, e lo dimostra quando nega durante l’incontro con Aliyev (presidente dell’Azerbaigian) la volontà della Russia di ricostruire l’impero russo, sapendo quanto controproducente sarebbe anche solo riconsiderare agli occhi dell’occidente una nuova cortina di ferro. Ma allo stesso tempo Putin sembra aver capito fin da subito l’importanza della narrazione politica: a partire dalla retorica della minaccia e dell’accerchiamento, la posizione anti occidentale e conservatrice della Russia sembra auto giustificarsi e, anzi, proseguire quell’ideale di protezione dell’integrità nazionale esploso durante il secondo conflitto mondiale, ricordato dall’impero russo come ‘la grande guerra patriottica’. In questo senso la mistificazione del passato storico, dell’identità popolare e delle prospettive future (di espansione) fornisce al materiale dialettico di Putin una maggiore rilevanza: la mitologia del grande impero si plasma in sordina. Un esempio molto chiaro e contemporaneamente subdolo è l’utilizzo del vocabolo russo tovarishch, che noi traduciamo con ‘compagni’. Putin si rivolge spesso ai cittadini russi con questo appellativo, e secondo la studiosa slavista Serena Vitale lo fa conscio dell’impatto che questa parola ha sull’immaginario collettivo di un popolo che non si è mai veramente liberato della retorica imperialista e totalitaria, nascosta dietro la dottrina comunista. L’obiettivo è impadronirsi della preziosissima eredità dell’impero Sovietico, ma non di quella comunista; infatti il Cremlino non ha mai nascosto l’insofferenza che prova nei confronti del suo amico di nome Vladimir Lenin, anzi afferma: ‘Lenin ha creato l’Ucraina moderna strappando territori alla Russia’. Da questa presa di posizione politico-storica emergono due considerazioni: la prima riguarda sicuramente la volontà di squalificare il processo ucraino di autodeterminazione (esploso a partire dal 2014 ma cominciato molto prima) e la seconda ha a che fare con uno snodo ideologico su cui si fonda gran parte della confusione e del terrore odierno: Putin vuole davvero rifondare L’URSS? La risposta è no, semplicemente perché URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche dal 1922 al 1991) e Impero Russo non sono la stessa cosa. Nella sua dichiarazione sull’Ucraina, Putin prende le distanze oltre che da Lenin, anche dagli ideali che avevano caratterizzato il comunismo subito post zarista, che avevano tra gli obiettivi quello della restituzione della dignità alle identità nazionali oppresse, tra cui anche l’Ucraina.  Putin non è quindi interessato a nessun orizzonte filo comunista (nel senso nobile e originario della dottrina), ma anzi è proprio screditandolo che rivela il suo modello: l’impero russo. Espansionista, militarista, violento, autocratico, e fondamentalmente neo zarista, che si serve della tecnica dell’assimilazionismo per espandere il controllo dell’impero sui paesi filo russi, i cui cittadini, secondo Putin, sono ‘Persone che possono dire: vengo da altre regioni ma mi sento russo.’ Così ancora una volta i soprusi sono lampanti e il rispetto dell’autodeterminazione dei popoli solo un lontano ricordo, o peggio ancora una congettura utopistica.  Impossibile, in fin dei conti, non percepire il nostro globo come il risultato di due principali sfere d’influenza, che si riduce più che a uno scontro ideologico, a un mero gioco di potere. L’idea di una nuova cortina di ferro è oltre che anacronistica anche fuorviante, per il concetto stesso di confine. Cos’è oggi un confine? E’ un limite o una soglia? E’ un ponte che favorisce l’incontro o una frontiera? Oggi, il confine ha le sembianze delle barricate di sacchi di sabbia che circondano Kyev, e se da un lato ci sono civili che improvvisano fabbriche di molotov, dall’altro ci sono soldati che combattono la guerra di qualcun altro. Purtroppo o per fortuna, gli Imperi non sono e non saranno mai i Popoli. 

Greta 5A

 

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