COP 26: UNA CORSA CONTRO IL TEMPO

Dopo essere stata rinviata al 2021 a causa della pandemia che ci ha coinvolto, la Cop 26 (Conference of Parties) si è tenuta a Glasgow dal 31 ottobre fino al 12 novembre.

Leader politici, attivisti ed esperti di tematiche ambientali all’interno della comunità scientifica si sono riuniti per delineare un piano d’azione rapido, proficuo ed efficiente che possa, prima di tutto, azzerare le emissioni nette a livello globale e contenere l’aumento delle temperature non oltre gli 1,5 °C, entro il 2050.

Il mondo sta soffocando, sta boccheggiando, ogni giorno viene strozzato dall’azione distruttrice dell’uomo, il cui comportamento sta causando drastici e disastrosi cambiamenti climatici. È un dato di fatto: bisogna agire. Il tempo scorre inesorabile, ma noi non possiamo esserne schiavi; abbiamo la necessità di unire le forze e di lavorare insieme per il raggiungimento di un fine comune.

In merito a ciò il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi ha affermato: Dobbiamo rafforzare i nostri sforzi nel campo dei finanziamenti per il clima. Dobbiamo far lavorare insieme il settore pubblico e quello privato, in modi nuovi. Il Primo Ministro Johnson ha evidenziato quanto denaro disponibile ci sia: parliamo di decine di migliaia di miliardi di dollari. Ma ora dobbiamo utilizzarli. Ora dobbiamo trovare modi intelligenti per spenderli, e spenderli velocemente“.

Dobbiamo essere in grado, sottolinea Draghi, di sfruttare in maniera accorta e fruttuosa il denaro che abbiamo a nostra disposizione al fine di raggiungere gli obiettivi stabiliti durante la conferenza.

Le uniche armi che possediamo per combattere il cambiamento climatico sono la scienza e l’innovazione tecnologica. 

Come afferma Roberto Cingolani, il Ministro della transizione ecologica, si deve avviare un processo di decarbonizzazione per far sì che si giunga, entro il 2050, al Net Zero Carbon, ovvero ad un saldo netto di anidride carbonica che produciamo e/o intrappoliamo pari a zero.

Il Ministro si sofferma su quelli che sono i diversi modi attraverso cui attuare, nell’immediatezza, una profonda ed efficace decarbonizzazione, ponendo in risalto quelle che sono le possibili soluzioni. 

Si decarbonizza in tre modi: il primo è quello diretto chiamato low-hanging-fruit, consiste nell’elettrificare tutti i comparti che oggi producono anidride carbonica e cambiare la produzione di energia primaria, eliminando lo sfruttamento della combustione di carburanti fossili; il secondo metodo, quello indiretto, fa riferimento all’economia circolare cioè riutilizzare, riciclare, dare altre vite a materiali e dispositivi prodotti emettendo anidride carbonica. Questa forma di circolarità è basata su approcci di chimica dei materiali, un campo ancora poco esplorato e che necessita di investimenti di grande portata.

Il terzo ed ultimo è chiamato Carbon-Capture. Consiste nella passiva riduzione dell’anidride carbonica attraverso sistemi di intrappolamento come il mare, la terra e le piante. In questo caso deve essere messa a punto un’immensa rinaturazione del territorio. 

Ciò, però, chiarisce il Ministro è possibile se e solo se si confida nell’evoluzione delle scoperte scientifiche poiché le tecnologie odierne non sono sufficienti.

I Paesi devono essere uniti nella lotta al cambiamento climatico. Il Presidente del Consiglio Draghi si esprime a riguardo affermando che i Paesi più arretrati dovranno essere aiutati finanziariamente da quelli più sviluppati, affinché tutti possano investire nella scienza e nello sviluppo tecnologico.

Le nuove tecnologie rappresentano per l’adattamento alla mitigazione la chiave di svolta se si vogliono raggiungere i traguardi fissati con la Cop 26.

                                                                          A cura di Gaia  e Vittorio 4^G               

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