di Loris M.

Ci sono due specie di sciocchi: quelli che non dubitano di niente e quelli che dubitano di tutto”  –  (Charles Joseph)

Uno strano fenomeno caratterizza la maggior parte degli studenti: perché quando si crede di non saper niente, si sa tutto? E perché il contrario per chi, invece, è sicuro di sé? Probabilmente sono riflessioni comuni fra le persone, che sono colpite dall’effetto Dunning-Kruger, il cosiddetto “paradosso dell’ignoranza”, secondo il quale l’essere ignoranti ci rende incapaci di trovare i propri errori, vivendo nella sicurezza di sapere; mentre gli “esperti” in un determinato campo sono abbastanza esperti da rendersi conto di ciò che eventualmente potrebbero sbagliare.

Dubitare è quindi sinonimo di saggezza? No, è ovvio che non si possa conoscere tutto, in tal caso si parla di ignoranza, una “mancanza” che non è assolutamente negativa finché si ha un atteggiamento di apertura verso la conoscenza: l’uomo deve cercare il sapere, ma non è detto che lo trovi, anche se oggi il sapere è alla portata di tutti perché, per quanto possa progredire, stiamo sempre a un click di distanza da qualsiasi informazione. Per mezzo del web e leggendo i libri di scuola i ragazzi aumentano sicuramente la propria cultura, ma ciò si rivela inutile se si accetta facilmente ciò che leggiamo o, in generale, se “assorbiamo” qualcosa senza comprenderla: bisogna dubitare poiché il dubbio ci invita a trovare dei perché attraverso un proprio ragionamento, che può essere più o meno logico.
Non sempre si ragiona logicamente e l’irrazionalità non porta sempre ad errori, nelle persone infatti si possono trovare diversi tipi pensiero. Il dubbio è una scelta, è come un bivio, ma questo è solo l’inizio del viaggio: le due strade divergerti si dividono in due ramificazioni distinte che differiscono per il tipo di ragionamento a cui ci affidiamo.


Nel nostro cervello individuiamo le due strade nei suoi due emisferi: simbolicamente l’emisfero sinistro è il pensiero lineare e la razionalità, invece l’emisfero destro rappresenta le emozioni e l’irrazionalità. Per esempio, un giorno deciderai il lavoro che farai: ti chiederai, quale sarà la carriera del successo o quale ti piacerà di più?
Potresti rispondere seguendo una delle due strade: usando l’emisfero sinistro del cervello, lavorerai sicuramente nel campo in cui sei più competente, mentre nel caso non voglia allontanarti dai tuoi genitori o forse perché vuoi sposare una ragazza, prevalgono le emozioni e sceglierai il lavoro che non ti costringa ad abbandonare i tuoi cari. Sì, l’emisfero destro è quello irrazionale, un errore! Starai pensando questo, ma non è così: un individuo che ha le potenzialità per vincere il premio Nobel potrebbe diventare un contadino se volesse, non sarebbe una scelta logica solo da un punto di vista oggettivo (potrebbe cercare un lavoro con una retribuzione maggiore), ma non si può dire che sia stupido diventare un semplice agricoltore, almeno finché si è felici. È impossibile valutare quale sia la scelta giusta o quella sbagliata, è questo il vero dubbio, quell’attimo prima ancora del pensiero. Nel conflitto fra cuore e cervello le persone cercano di prendere una posizione, uno schieramento di pensiero; la scelta migliore è, tuttavia, non scegliere, fermarsi e poi agire con prudenza, perché davanti al bivio, se ci fermiamo, possiamo notare al centro un sentiero sterrato che si nasconde fra la polvere e la vegetazione:
“il dubbio è scomodo, ma la certezza è ridicola!” (Voltaire)