Il Lago di Albano, vicino Roma, non è solo uno splendido specchio d’acqua in cui ammirare il paesaggio. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi, addirittura nell’epoca romana! Ma prima ancora che i libri di storia ne narrassero le vicende, il mito popolare lo avvolgeva in un’aura quasi magica. Una leggenda narra, infatti, che la sua formazione sia dovuta a un intervento divino, un colpo potente che plasmò la terra creando questa conca incantevole. Che sia frutto della forza della natura o di un intervento soprannaturale, il Lago di Albano continua a esercitare un fascino unico, testimone silenzioso di secoli di storia e di tradizioni. Poco distante, si erge imponente Pentima, un vero e proprio monumento naturale. Il suo nome stesso, che deriva dal latino “pentoma” e significa “masso roccioso”, ne descrive l’essenza: uno sperone di roccia che domina la vegetazione circostante, regalando a chi vi giunge panorami mozzafiato sulla vallata. Ma questo luogo dalla bellezza selvaggia custodisce una storia particolare, tinta di mistero. La tradizione popolare racconta di un’anziana donna, accusata in tempi lontani di stregoneria, che scelse questo luogo per compiere un gesto estremo. E c’è chi dice che, nelle giornate ventose, si possa ancora udire un sussurro provenire dal precipizio, una voce che sembra invitare i visitatori a seguirne il tragico destino. Il Lago di Albano e Pentima rappresentano dunque molto più che semplici luoghi da visitare. Sono scrigni di storia, custodi di antiche leggende, capaci di stimolare la nostra immaginazione e di farci riflettere sul passato del nostro territorio.

Attualmente il territorio del parco è prevalentemente collinare, con quote che variano tra i 300 e i 700 metri. Si tratta di un’area caratterizzata da diffusi insediamenti e una popolazione residente di centinaia di migliaia di persone, dunque assai lontana da una wilderness. La valenza naturalistica resta comunque un forte elemento, certificata anche dall’individuazione di SIC – siti di interesse comunitario (ben quattro) e ZPS – zone di protezione speciale (una) da parte dell’Unione Europea.

Non solo uomini e streghe supposte, ma anche animali unici popolano il nostro lago. Il falco pellegrino è tornato a nidificare nel territorio dopo anni di assenza dovuta alla predazione delle sue uova e dall’uso di sostanze chimiche per l’agricoltura. Presenti pure, tra i rapaci, lo sparviero, la poiana ed il gheppio, mentre tra i rapaci notturni vi è la presenza dell’allocco, del barbagianni, dell’assiolo, della civetta e del gufo comune, che testimoniano il buon equilibrio dell’ecosistema. Tra gli anfibi si nota la presenza del tritone crestato, del tritone punteggiato e della rana dalmatina; ciò fa da corollario alla ricomparsa della salamandrina dagli occhiali con almeno quattro popolazioni diverse, dopo un lungo periodo di assenza.

Ma come si è formata questa bellezza naturale? Il lago Albano è un lago vulcanico, in modo particolare il lago craterico più profondo d’Europa, che tuttavia possiede una forma singolare nel panorama dei laghi vulcanici. Questi, in genere, sono circolari, e presentano dolci pendii formati da anelli concentrici di roccia vulcanica. Albano, invece, presenta la forma di un ovale allungato con pendii ripidissimi sul versante meridionale e più dolci, ma sempre scoscesi, a settentrione. Questa forma anomala sarebbe dovuta all’origine complessa del cratere del lago Albano, a seguito di una delle ultime eruzioni del vulcano dei Colli Albani, circa 70.000 anni fa, come ci ha raccontato il Dottor Lorenzo Manni, noto geologo laziale.

Nonostante dalla sua nascita il livello delle sue acque sia fluttuato notevolmente – ad esempio circa 7000 anni fa il livello era ancor più basso che ai giorni d’oggi -, nel report dei dati fornitoci dallo scienziato possiamo notare un vertiginoso decremento in corrispondenza dell’inizio degli anni Ottanta.

Secondo i dati più recenti, ogni anno il lago perde in media 15 centimetri d’acqua, e negli ultimi 12 mesi il livello è sceso in modo drammatico, di oltre 50 centimetri. In 39 anni il lago, dai suoi 173 metri originali, ha perso 40 milioni di metri cubi di acqua e quasi 6 metri di livello.

Per salvaguardare le acque del lago, il Ministero dell’Ambiente ha recentemente esposto il suo piano per ridurre questo tragico cambiamento: due progetti di salvaguardia del lago, del valore complessivo di 7,5 milioni di euro.

Il primo progetto prevede la raccolta e l’incanalazione delle acque piovane provenienti dal Monte Cavo, nel comune di Rocca di Papa.

Attualmente queste precipitazioni si disperdono senza riversarsi nel lago. L’idea principale è quella di intercettare tali acque, sottoporle a depurazione e reimmetterle nel lago, contribuendo così a compensare la perdita idrica causata dall’evaporazione e dal prelievo per uso civile.

Il secondo progetto si interessa della circumlacuale, la rete fognaria che circonda il lago e serve abitazioni e attività commerciali della zona.

L’iniziativa prevede la depurazione delle acque di scarico raccolte e la loro reintroduzione nel bacino, anziché indirizzarle verso depuratori tradizionali. Questo piano permetterebbe di risparmiare acqua, riducendo il prelievo dalle falde acquifere e attenuando gli effetti della siccità, che negli ultimi anni ha aggravato la crisi ambientale del lago Albano.

Bisogna sperare che questi piani abbiano successo in quanto il lago d’Albano, anche comunemente chiamato “Lago di Castel Gandolfo” per la vicinanza della città omonima, svolge, fin dai primi anni del Novecento, una funzione centrale per le popolazioni che vi ci sono inserite. Sebbene il lago sia stato vissuto anche in epoche precedenti al Novecento – soprattutto dopo l’età imperiale – il suo sviluppo nasce solo quando, attorno alla Strada Statale 216, iniziano a collocarsi le prime piantagioni di viti. Da allora, le acque del lago, che fino a quel tempo erano servite solo all’uso di pochi paeselli e palazzi signorili, iniziano a svolgere un ruolo centrale per il territorio. Tra l’irrigazione delle piantagioni, l’uso quotidiano da parte del Vaticano, ed il ruolo di attrazione turistica che svolge il lago, esso prende sempre più importanza a livello economico e sociale. Da sottolineare è, invece, il continuo abbassamento delle acque che, a prescindere dall’influenza delle piogge, continua a persistere. 

Il lago del territorio svolge una funzione fondamentale per la sopravvivenza della civiltà locale. Riportando, infatti, l’opinione di alcuni cittadini da noi intervistati, pare che il turismo della zona dei Castelli Romani, per intero, debba la sua esistenza al lago, in mancanza del quale l’intera economia del luogo andrebbe a risentirne. Notevole è il contrasto con il desiderio di far fruttare il turismo con la costruzione di nuove strutture, le quali, tuttavia, vanno solo a velocizzare il processo di drenaggio delle acque. Per fortuna, sempre più associazioni si stanno attivando per la protezione della fauna e della flora selvatica. Per citarne una, il Parco Nazionale dei Castelli Romani, attivo ormai da 40 anni, difende la natura e la bellezza incontaminata dei luoghi che tanto attirano i turisti, e garantisce il futuro dell’ecosistema tipico del territorio. 

 

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