1) Com’è nata la vostra associazione? 

Il “Comitato per la protezione dei boschi dei Colli Albani” nasce ad ottobre 2023 da un piccolissimo gruppo  di persone che frequentano i sentieri del Parco Regionale dei Castelli Romani e hanno notato un notevole  disboscamento in più punti. Quel gruppo iniziale si è subito allargato a seguito di assemblee convocate  settimanalmente in vari comuni dei Castelli e alle quali hanno partecipato molte persone e associazioni. 

2) Qual è la condizione generale dei boschi dei Castelli Romani? Quali sono, se ce ne sono, i boschi  più a rischio? 

E’ a rischio tutto il patrimonio boschivo del Parco Regionale dei Castelli Romani perché degli 8.000 ettari  boscati ben il 95% è considerato “ceduo”, ovvero “tagliabile”. Si tratta di qualcosa come 15.000 campi di  calcio, un patrimonio enorme, che le amministrazioni comunali ed i proprietari privati possono mettere in  

vendita a favore delle ditte forestali a causa di un regolamento. Per questo stiamo chiedendo una  “moratoria dei tagli immediata” e un nuovo regolamento che vieti tale pratica. 

Danni concreti sono già stati fatti sulla Via Sacra, l’Ippovia, la Forcella, Orti Barbarossa e Malpasso a  Rocca di Papa, così come su Monte Artemisio a Velletri, sul Sentiero delle Fonti a Rocca Priora, a Fontan  Tempesta a Nemi, a via del Perino a Genzano, sulla Via Francigena nel tratto tra Nemi e Velletri.  E’ a rischio qualsiasi altro ettaro di terreno del Parco che invece andrebbe tutelato integralmente. 

3) Come mai i boschi si trovano in queste condizioni?  

Perché il mercato delle materie prime ha scelto il legno di castagno, leccio e quercia come materiale per  soddisfare le esigenze dell’edilizia, in quanto è divenuto più economico dei metalli. Ed i comuni hanno dei  piccoli incassi dalla vendita del legno boschivo sulle proprietà pubbliche, così come i privati sui loro terreni. Semplificando i conti, ogni albero di castagno consente 10 euro di incasso lordo al comune, in pratica  quanto una piantina dal fioraio.. Ma i danni sono invece notevoli perché viene distrutto l’habitat, il  paesaggio, spesso anche aree archeologiche e si aumenta il rischio idrogeologico, vengono interrotti i  sentieri (i cantieri forestali ne vietano l’accesso anche a piedi), ogni ettaro di castagno in meno sono 10  tonnellate di CO2 in più ogni anno, una mancata produzione dell’ossigeno, la fine della funzionalità della  “pompa biotica” per la ricarica delle falde idriche, un aumento della temperatura di tutte le zone circostanti  e anche la fauna ne risente. 

4) Ci sono stati dei miglioramenti negli ultimi anni? E quali sono stati i maggiori risultati che avete ottenuto? 

Innanzitutto, è cresciuta di molto la consapevolezza delle persone che abitano il territorio di diversi paesi dei  Castelli Romani e con essa anche la partecipazione attiva a questa battaglia che si è poi allargata anche alla  tutela delle acque dei laghi di Nemi e Albano che si stanno prosciugando. Su singole “particelle” boschive si è  riuscito effettivamente ad intervenire con segnalazioni ed esposti ma soprattutto ad oggi siamo riusciti a bloccare  altri progetti speculativi come l’installazione di chioschi in aree protette, la conversione di un parco pubblico in un  parcheggio ad Ariccia e soprattutto la distruzione di una delle due spiagge sul lago di Nemi sulla quale il comune  stava già costruendo una sorta di piattaforma con inserti in cemento sul bagnasciuga ma in 300 intervenimmo per  far fermare i lavori e il cantiere fu smontato in sole 48 ore. Ma c’è ancora molto da fare e ci stiamo legando con  altri movimenti, tra i quali la “Brigata Messalla” di Ciampino, “Suoli Vivi” di Frascati e “Comitati contro i bruciatori”  di Artena. Uniti ce la possiamo fare. 

5) Ci sono molti ragazzi che stanno partecipando alle vostre imprese? Pensate sia necessario  coinvolgere di più i giovani a parteciparvi? 

La partecipazione giovanile è necessaria a prescindere dall’esistenza del nostro specifico Comitato, perché sono  questioni che riguardano tutti e tutte, soprattutto chi è giovane e dovrà aspettare almeno 20 anni per rivedere  qualcosa di simile ad un bosco, crisi climatica permettendo. Nel nostro Comitato ci sono diversi giovani, sia 

lavoratori che studenti universitari, con una forte componente femminile, che non solo partecipano ogni settimana  ma tirano fuori idee e azioni incisive che poi si concretizzano. Di recente, sono stati proprio i più giovani ad  organizzare un concerto con 4 gruppi rock a Frattocchie per finanziare le spese del Comitato, un pomeriggio di  street-art con writer e poeti in piazza a Frascati, a breve una serie di incontri al liceo classico Foscolo di Albano  sul tema e non ultimo la preparazione del corteo di sabato 24 maggio che sfilerà da Albano ad Ariccia per  manifestare contro le nocività ambientali ai Castelli Romani e alle quali siete ovviamente invitati se vorrete  esserci! 

6) Che ruolo ha il fattore antropico in questa situazione, sia a livello individuale che come  comunità? 

Il fattore antropico va suddiviso tra responsabilità individuale, ad esempio quella riferita ai continui sversamenti di  rifiuti su tutti i sentieri del Parco, e quella delle attività produttive. 

Queste ultima vanno ad impattare su tutto l’ecosistema grazie alla permissività di chi ha stilato regolamenti a loro  favore e non esegue neanche quei minimi controlli per fermare almeno ruspe e cingolati. 

 7) Cosa potrebbe fare ognuno di noi per essere il più sostenibile possibile? E cosa invece dovrebbe  fare la politica? 

Individualmente come prima cosa è necessario informarsi, conoscere quello che si usa quotidianamente, quello  che si consuma e comprendere il linguaggio usato da chi “vende” certi prodotti o tecnologie.  Ad esempio, le aziende e i politici che vogliono costruire l’inceneritore ad Albano parlano di “termovalorizzatore”,  mentre conosciamo tutti e tutti la legge di Lavoiser che non ammette troppi abbellimenti con giri di parole create  appositamente per indorare la pillola agli abitanti che subiranno l’inquinamento prodotto da 600 mila tonnellate di  rifiuti ogni anno. 

Eppoi, sinceramente, singolarmente si può fare ben poco. E’ per questo che bisogna condividere i problemi che ci riguardano tutti/e e formare organizzazioni, quali i comitati, per condividere i nostri pensieri, analizzare i problemi, proporre soluzioni e le modalità con le quali sostenerle. 

Da soli non si fa molta strada, anche risparmiando l’acqua mentre ci si lava i denti, se poi non si impediscono le  perdite idriche sulla rete pubblica che ai Castelli oscillano tra il 50% e l’80% dell’acqua prelevata dalle falde.  E questo avviene perché né le amministrazioni locali, di partiti di ogni tipo, né il gestore vuole intervenire per  risolvere la questione. Ma l’acqua in zona, prima o poi, finirà perché il consumo è superiore alla ricarica annua.  Quindi le responsabilità sono tutte a carico della società attuale, costruita dagli adulti, perché in essa prevalgono  gli interessi economici a breve periodo e occorre, secondo noi che partiamo dalla lotta per la difesa dei boschi,  invertire la prospettiva generale: si parli di bisogni e non di profitti. 

Ci viene un sorriso, un sorriso amaro, quando certe istituzioni fanno la morale sui comportamenti dei più giovani  additandovi come una categoria problematica che deve seguire solamente le regole esistenti senza poterle mai  mettere concretamente in discussione. 

Forse siamo stati troppo lunghi e ce ne scusiamo, per sintetizzare vi linkiamo il nostro canale “Dailymotion” nel  quale in brevi video di 1 minuto potete farvi un’idea della situazione che stiamo affrontando, sperando di suscitare  in voi curiosità e interesse 

https://www.dailymotion.com/boschicollialbani 

Vi ringraziamo per averci cercato e restiamo a disposizione anche per incontri di persona se vorrete 

Andrea S. – per conto del Comitato per la protezione dei Boschi dei Colli Albani 

(profili social FB ed IG) 

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