di Giulia I. (4D – 2019/20)

Federica Angeli è nata a Roma nel 1975. E’ una delle giornaliste più famose in Italia per il suo lavoro instancabile di smascherare nelle sue inchieste gli illeciti della mafia di Ostia,  e che l’hanno vista denunciare la criminalità organizzata a viso scoperto.

Laureata in Sociologia alla Sapienza, diventa giornalista di cronaca nera e giudiziaria per la redazione della Repubblica. Nel 2011 grazie a un’inchiesta di Federica Angeli e Marco Mensurati e delle loro registrazioni audio e video la Procura di Roma apre un’indagine nella caserma del Nucleo operativo centrale di sicurezza (NOCS) di Spinaceto, per atti di nonnismo e violenze.

Nel 2013 si avventura in un’inchiesta che aveva l’obiettivo di dimostrare che il clan, che comandava il territorio di Ostia, fosse un’associazione mafiosa. I componenti del clan Spada erano considerati dei criminali ma non di stampo mafioso. Solo nel 2019, dopo la sua inchiesta, il tribunale li ha riconosciuti come Mafia.

Sempre nel 2013, durante la sua indagine, diventa testimone oculare di un tentato duplice omicidio avvenuto tra due famiglie criminali rivali sotto la sua casa. Erano coinvolti componenti del clan Spada, i quali avevano tentato di uccidere due rappresentanti del clan dei Triassi. Angeli, che si trovava in casa, sente degli spari e delle grida, si affacciano al balcone e come lei anche tutte le persone che abitano in quella via. Riconosce i componenti del clan tra cui il “boss”, Carmine Spada, il quale alza gli occhi verso i balconi e ordina ai cittadini affacciati di tornare dentro le case. Quindi tutti rientrano e abbassano la tapparella, lei è l’unica che rimane affacciata. Questo gesto, che si può considerare un “affronto”, decide di farlo per dare un messaggio ai suoi figli e per cercare di ribaltare la logica dell’obbedienza ai criminali. Quindi, la stessa sera va dai carabinieri e fa i riconoscimenti fotografici. Sei ore dopo viene messa sotto scorta.

A causa delle sue inchieste dal 2013 vive sotto scorta:lei e i suoi figli hanno ricevuto minacce. Ai figli, che in quegli anni erano piccoli, ha inventato e raccontato sulla loro una storia: ha scritto un articolo così bello che la Repubblica le ha affiancato le persone della scorta a proprie spese. Da questo è iniziato un gioco a punti, prendendo spunto dal film “La vita è bella” di Benigni, che aveva come premio finale al posto del carro armato una villa.

Altre  minacce verbali si sono susseguite: presso la redazione del Fatto Quotidiano è arrivata una busta indirizzata a lei con un proiettile; nel 2014 dopo aver partecipato a una trasmissione in cui parlava della sua inchiesta sul clan Spada, qualcuno le ha fatto scivolare sotto la porta del liquido infiammabile, benzina. Anche questi avvenimenti sono stati trasformati in giochi agli occhi dei figli, giochi che facevano guadagnare punti per raggiungere il premio finale.

Nel 2018 nel processo al clan Spada Angeli è l’unica testimone, nonostante molte persone avessero assistito allo scontro a fuoco del 2013. Il processo vede accusati di tentato omicidio Carmine Spada, ritenuto dagli inquirenti capo dell’associazione e il nipote Ottavio.

Il processo è stato una grande vittoria per lei, per tutti i cittadini di Ostia e per tutte le persone che hanno lottato per ottenere verità e giustizia, infatti, Carmine Spada è stato condannato all’ergastolo, così come il fratello Roberto e il nipote Ottavio e altri sette membri del clan a 50 anni di reclusione. La Corte di Cassazione ha confermato estorsioni e traffico di droga aggravati dal metodo mafioso.

Federica Angeli ha condotto anche indagini sulla criminalità organizzata di Roma, alle quali sono seguite delle operazioni di polizia che hanno portato all’arresto di 51 persone per corruzione e altri reati, anche collegamenti con un omicidio.

Federica Angeli può considerarsi sicuramente un Titano perché come tale ha avuto un atteggiamento di ribellione e di sfida verso un potere oppressivo. Quella notte di luglio nel 2013 solo Federica Angeli è rimasta sul balcone e ha denunciato, solo lei è andata a testimoniare contro qualcosa ritenuto da tutti invincibile, la mafia.

In questo caso la ribellione non nasce da un’ansia di sovrumana grandezza ma dal desiderio sincero di libertà, che non accetta e si piega a limiti o costrizioni.

E’ sicuramente una rivolta generosa che ha come obiettivo quello di voler cambiare le cose, di assicurare un futuro migliore per i sui figli e per tutti i cittadini che non hanno avuto il suo stesso coraggio.

La sua è una guerra non violenta per la legalità e un impegno a denunciare l’omertà.

La ribellione non parte da un calcolo delle forze e dalla probabilità di vittoria. E’ consapevole del costo di una vittoria rischiosa ed è angosciata dai sensi di colpa di moglie e madre che mette a rischio la propria vita e quella dei famigliari (limite dovuto alla sua condizione umana), ma non per questo si ferma nella ricerca della verità e della giustizia.

Prima dell’inizio della sua inchiesta, in un confronto diretto con alcuni componenti del clan Spada, il boss si è rivolto a lei dicendo: “contro di noi non vinci“. Ma a queste parole ha risposto con la denuncia, che comprendeva, come già detto, registrazioni audio e video.

Come ogni titano, può essere vinta materialmente ma non spiritualmente. In un intervista Angeli dice queste parole “VINCO, PERDO, NON LO SO, MA QUANTO MENO NON SONO COME LORO, SCELGO DI NON ESSERE COME LORO“, il “loro” è riferito sia a chi fa parte delle associazioni criminali sia a chi sceglie la strada dell’omertà.