di Francesca R. (3SA – 2019/20)

4 marzo 2020: come ogni mattina aspetto Giuliana per entrare nell’aula della materia della prima ora, ci posizioniamo nello stesso banco e condividiamo rigorosamente lo stesso libro, una volta portato da una e la volta successiva dall’altra; passa così la mattinata, per poi dividerci e tornare ognuna a casa propria. Non c’è nulla di speciale o rilevante, o meglio, pensavo non ci fosse, ma il pomeriggio del 4 marzo viene comunicato che la scuola resterà chiusa per dieci giorni e due giorni dopo arriva una mail dalla professoressa di italiano che ci informa di volerci incontrare in una in una videolezione. Tutto sembra così nuovo e particolare, ma allo stesso tempo strano. Il tempo passa e i giorni di chiusura della scuola, da trascorrere senza i nostri amici accanto, aumentano; purtroppo, quella che ritenevamo una situazione precaria è diventata la nostra normalità.

La mattina ci svegliamo e ci posizioniamo davanti al nostro computer, quella macchina che raramente usavamo per motivi di studio, ora si è trasformata nell’unico mezzo grazie al quale siamo in grado di svolgere almeno una parte delle attività che svolgevamo in precedenza.

Abbiamo presto familiarizzato con un acronimo, DAD (Didattica a distanza) e con una nuova modalità di vivere la scuola, che se analizzata da differenti punti di vista presenta pro e contro.

Per quanto riguarda i pro, indubbiamente va ad agevolare tutti quegli studenti che abitano lontano dalla struttura scolastica, eliminando il tempo speso per il tragitto scuola-casa; inoltre, se viene svolta mediante modalità asincrona, ovvero in tempo differito e prevalentemente off-line, permette l’uscita dal vincolo spazio-temporale a cui siamo legati andando a scuola.

Mentre, analizzando i contro, a parer mio e di molti studenti, ne troviamo molteplici. In primo luogo, forse è l’aspetto più importante, la didattica a distanza ha messo in atto un cambiamento in noi studenti soprattutto a livello emotivo, andando a modificare, quasi eliminando, l’interazione studente-professore e studente-studente. In classe, un semplice sguardo stimolava un sorriso, la chiacchierata tra una lezione e l’altra permetteva un momento di svago, l’abbraccio con il compagno dopo aver finito il compito in classe dava un senso di conforto, la vista dell’orologio in una lezione noiosa e il confronto con l’amico creava un sentimento di complicità, la ripetizione dell’argomento al compagno cinque minuti prima dell’interrogazione faceva sentire un po’ meno soli, il professore, che capiva attraverso una banale espressione se l’argomento era chiaro oppure no, permetteva di sentirsi compresi. Una videocamera, un microfono e uno schermo non sono assolutamente in grado di sostituire tutto ciò.

D’altra parte, numerosi sono gli interventi da parte dei docenti allo scopo di migliorare la situazione. Sicuramente tutte quelle lezioni svolte in modalità sincrona, ovvero in tempo reale e di conseguenza in presenza on-line, cercano di riprodurre il clima presente in classe mediante un dialogo diretto, permettendo un confronto attivo. Inoltre, anche l’assegnazione di progetti di tipo multimediale, come video o presentazioni, consentono allo studente la scoperta di capacità che prima non si conoscevano e lo sviluppo di competenze che precedentemente risultavano poco sollecitate.

“Siete in una fase della vostra vita in cui la vostra capacità di apprendimento è massima, sarebbe davvero un peccato sprecare settimane se non mesi in stato di inattività. Significherebbe intaccare il vostro processo di formazione e dunque avere meno strumenti per affrontare con successo la vostra vita futura.” Questo è parte del messaggio mediante cui, il 9 marzo, il professore di informatica ci ha voluto comunicare le sue intenzioni riguardo lo svolgimento delle lezioni a distanza. E’ la dimostrazione che tutti, studenti e professori, stiamo affrontando questo periodo cercando di superare le difficoltà e pensando in primis al nostro percorso, aspettando il momento per poter stare di nuovo insieme.